La parvovirosi nel cane

Il parvovirus canino (CPV) provoca una malattia virale altamente contagiosa che comunemente causa una gastroenterite acuta nei cuccioli. La malattia colpisce più spesso i cuccioli di età compresa tra le 6 e le 20 settimane, ma il contagio è possibile anche in animali adulti o anziani non regolarmente vaccinati.

 

Una variante rara della malattia porta a miocardite (infiammazione grave del muscolo cardiaco) e può verificarsi prevalentemente nei neonati.

 

Come si contagiano i cuccioli?

 

Il parvovirus canino può essere trovato in quasi tutti gli ambienti, ma non tutti i cani che entrano in contatto con il virus si ammalano. Nell’infezione entrano in gioco diversi fattori, tra cui lo stato immunitario del cane e la carica virale a cui è esposto.

 

Cosa succede durante l’infezione?

 

Il contagio segue la via oro-fecale con un periodo di incubazione che varia dai 3 ai 7 giorni prima della comparsa dei sintomi. Il virus inizialmente entra nell’organismo e si moltiplica all’interno dei linfociti nelle tonsille e nei linfonodi, per passare poi nel torrente sanguigno. Arriva, quindi, al midollo osseo e alle cellule dell’intestino tenue. Nei cani molto giovani il CPV può anche infettare il cuore, provocando infiammazione del muscolo cardiaco, scarsa funzionalità e aritmie.

 

Nel midollo osseo il virus indebolisce il sistema immunitario provocando un calo del numero di globuli bianchi. In questa situazione per il virus è molto più facile invadere il tratto gastrointestinale, dove provoca i danni peggiori.

 

Inizialmente compaiono diarrea grave e nausea, ma con il tempo la superficie intestinale può essere così danneggiata dal virus da iniziare a deteriorarsi. I batteri che si trovano normalmente confinati nel lume dell’intestino riescono a oltrepassare la barriera cellulare mucosale, entrando nel flusso sanguigno. Ciò provoca il passaggio di tossine settiche prodotte dai batteri intestinali che, vagando nel flusso sanguigno, causano setticemia e shock settico.

 

Sintomi e complicazioni

 

I sintomi principali della parvovirosi sono letargia, depressione del sensorio, mancanza di appetito, febbre alta, vomito e diarrea. Non sempre i cani manifestano tutti i sintomi elencati contemporaneamente.

 

Diagnosi

 

L’esame emocromocitometrico permette di effettuare una prima diagnosi di sospetto; la maggior parte dei cani mostra, infatti, una conta dei globuli bianchi più bassa rispetto ai range di normalità.

 

Un metodo di gran lunga più sensibile e specifico è il test fecale ELISA che ricerca l’antigene del virus sulle feci, un test ambulatoriale rapido che può essere effettuato in soli 15 minuti. Sebbene il test ELISA sia abbastanza accurato, occasionalmente può produrre risultati falsi positivi o soprattutto falsi negativi.

 

Il gold standard per la diagnosi di certezza è la PCR, un test molecolare che si effettua sulle feci e che rileva piccoli frammenti di DNA virale specifici del virus. Questo esame richiede qualche giorno e viene effettuato presso laboratori dedicati.

 

Prevenzione

 

Il metodo migliore per proteggere il cane dall’infezione è effettuare le vaccinazioni regolarmente. Il nostro staff segue le linee guida WSAVA che prevedono la somministrazione del vaccino ogni 3 o 4 settimane dal momento in cui il cucciolo ha 6 settimane fino all’età di 16 settimane. Si raccomanda, inoltre, una vaccinazione di richiamo all’anno di età e successivamente a intervalli di 3 anni.

 

Il parvovirus è straordinariamente resistente. È in grado di sopravvivere per mesi nell’ambiente, anche durante l’inverno, ed è resistente alla maggior parte dei prodotti per la pulizia della casa. I cani infetti possono diffondere un gran numero di virus, rendendo difficile la disinfestazione dell’area una volta esposta.

 

La maggior parte degli ambienti (compresi parchi per cani, prati e persino case) non vengono regolarmente disinfettati, motivo per cui il virus si definisce “ubiquitario”. Questo aspetto rende la vaccinazione fondamentale.

 

Terapia

 

Non esiste un farmaco specifico contro il parvovirus. La terapia difatti è prettamente sintomatica e prevede la gestione delle complicazioni legate alla malattia. Le opzioni di trattamento variano in base alla gravità dei sintomi. Il più delle volte è necessario il ricovero in clinica affinché il cane possa ricevere le cure adeguate, che prevedono fluidoterapia, antibioticoterapia, reintegrazione elettrolitica e gestione nutrizionale del paziente al fine di tamponare le ingenti perdite di liquidi corporei legati al vomito e alla diarrea.

 

Durante la degenza vengono, inoltre, somministrati farmaci contro il vomito e la diarrea; talvolta si rendono necessarie trasfusioni di sangue o emoderivati, somministrazione di farmaci che migliorano la pressione sanguigna e farmaci che aumentano la produzione dei globuli bianchi.

 

Molti cani rispondono alla terapia medica se questa viene iniziata in modo tempestivo e i pazienti che guariscono dall’infezione da CPV mantengono un’immunità protettiva per tutta la vita contro il ceppo che li ha infettati.

 

Essendo il virus così contagioso e resistente in ambiente, nella nostra struttura abbiamo predisposto uno spazio per la degenza dei pazienti infettivi. In quest’area il personale utilizzerà i dispositivi di protezione al fine di evitare il contagio degli altri pazienti non infettivi e l’animale verrà monitorato in modo da garantire le migliori cure per la gestione della malattia.

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